Patti accessori al contratto di lavoro: cosa sono e come funzionano

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Patti accessori al contratto di lavoro: cosa sono e come funzionano

Nel contesto lavorativo, oltre agli elementi essenziali del contratto, le parti hanno la possibilità di regolare ulteriori aspetti del rapporto grazie ai cosiddetti patti accessori. Questi accordi aggiuntivi permettono di definire con maggiore precisione diritti e obblighi reciproci, garantendo così una gestione più chiara ed efficace della collaborazione.

Cosa si intende per patti accessori?

I patti accessori rappresentano intese ulteriori rispetto al contratto di lavoro principale e possono essere inclusi come clausole nel testo contrattuale oppure formalizzati in accordi separati. La loro funzione è quella di disciplinare aspetti specifici del rapporto, adattandosi alle esigenze concrete delle parti coinvolte: datori di lavoro, dipendenti, lavoratori autonomi e associazioni di categoria.

Tra i patti accessori più diffusi troviamo:

  • Patto di stabilità
  • Patto di non concorrenza
  • Patto di riservatezza

Patto di stabilità

Il patto di stabilità è un accordo con cui le parti si impegnano a non sciogliere il contratto di lavoro per un certo periodo. Può vincolare entrambe le parti o solo il lavoratore, a fronte di un adeguato compenso da parte del datore di lavoro.
La Cassazione ha chiarito che quando l’obbligo grava solo sul dipendente, deve esserci un corrispettivo proporzionato, che può consistere in un aumento retributivo o in altre forme non simboliche.
Nonostante la legge non imponga una forma specifica per la validità del patto di stabilità, si raccomanda sempre di stipularlo in forma scritta per evitare controversie. In alcuni casi, però, la scrittura è obbligatoria, come per i contratti part-time, di apprendistato, a progetto, intermittente o ripartito, mentre per i contratti a termine superiori a 12 giorni, sportivi o con periodo di prova, è richiesta ai fini della validità.
In caso di violazione ingiustificata del patto di stabilità, la parte inadempiente deve risarcire l’altra per i danni subiti. Tuttavia, il vincolo decade in presenza di giusta causa (sia per licenziamento sia per dimissioni) o di sopravvenuta impossibilità della prestazione.

Patto di non concorrenza

Il patto di non concorrenza serve a limitare le attività lavorative del dipendente dopo la cessazione del rapporto, per evitare che questi danneggi l’ex datore di lavoro operando in favore della concorrenza. Questo patto richiede requisiti specifici di validità, tra cui la forma scritta, un compenso adeguato e limiti precisi in termini di durata, oggetto e area geografica.

Patto di riservatezza

Conosciuto anche come Non Disclosure Agreement (NDA), il patto di riservatezza obbliga il lavoratore a non divulgare a terzi informazioni considerate confidenziali. Questo accordo tutela il patrimonio informativo dell’azienda, evitando che notizie sensibili escano dall’ambito aziendale.
Il Codice Civile (art. 2105) già prevede un dovere di lealtà e riservatezza durante il rapporto, ma il patto accessorio estende questa protezione anche oltre la fine del contratto. A differenza del patto di non concorrenza, non richiede corrispettivi né limiti temporali o geografici e può essere stipulato anche oralmente, anche se la forma scritta è sempre preferibile.
Per rafforzarne l’efficacia, è comune inserire una clausola penale che stabilisce un importo predefinito in caso di violazione, senza precludere la possibilità di chiedere il risarcimento del danno ulteriore. Inoltre, la violazione può integrare reati previsti dagli articoli 621-623 del Codice Penale, relativi alla rivelazione di segreti.

 


 

Hai bisogno di supporto?

I patti accessori rappresentano strumenti preziosi per regolare aspetti delicati del rapporto di lavoro. Redigerli con attenzione, rispettando i requisiti di legge e adattandoli alle specifiche esigenze delle parti, è fondamentale per garantirne la validità e prevenire conflitti futuri.
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